Il lago Lucrino, ostriche e bradisismo

Il lago Lucrino è un lago che ne ha viste tante. Non è mai esistito ed è comparso dal nulla grazie al mare, per poi scomparire nuovamente. Grande, molto esteso, poi diventato uno stagnetto a causa della formazione di un cono eruttivo e del bradisismo. Nelle sue acque ha visto ostriche, romani, navi militari, poi solo ristoranti e papere.

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Il lago Lucrino è un lago situato nella località omonima, nel Comune di Pozzuoli. Il nome deriva dal latino lucrum, guadagno, poichè tale lago fu una vera miniera d’oro durante l’età romana. Il lago è sede di numerose vicende storiche e leggendarie, dalla quella del Delfino Simone all’edificazione del Portus Julius, nonchè al parziale inabissamento e distruzione a causa del bradisismo dell’eruzione del Monte Nuovo.

Lo specchio d’acqua di Lucrino
Geomorfologia e cenni naturalistici
La costa Flegrea (in viola durante l’epoca romana)

Il lago Lucrino è attualmente collocato sul fondo di un cratere vulcanico molto vicino alla costa, ma non è propriamente di origine vulcanica. Inizialmente facente sicuramente parte della costa, è poi stato escluso dalla stessa tramite la formazione di un istmo (un cordone calpestabile sabbioso) dovuto al movimento continuo del moto ondoso. L’acqua è quindi perlopiù salmastra. Fu proprio quest’istmo che durante l’epoca romana venne adattato a strada carrabile, la via Herculanea. Durante il medioevo, in particolare intorno al IX sec. (e quindi durante la massima fase di inabissamento causata dal bradisismo Flegreo), scomparvero la strada, la costa, e anche il lago, che dovette sembrare una semplice insenatura. Successivamente, nel 1538, difatti, l’eruzione e formazione dell’adiacente cono piroclastico di Monte Nuovo, la morfologia del lago fu notevolmente modificata (divenne molto più piccolo).

Una vista romantica del lago Lucrino dallo Scalandrone (foto C. Fiorentino)

Oggi il lago Lucrino è fortunatamente ancora luogo di rigogliosa flora e fauna.

  • Mammiferi: barbastello e vespertilio 
  • Rettili: biacco e ramarro
  • Uccelli: cormorano, gabbiano corallino, gabbiano comune, merlo, tordo bottaccio
  • Vegetazione: sclerofile di tipiche lagunari – cannuccia, leccio, pino marittimo, salicornia europea, sparto, ravastrello marittimo
Sergio Orata e le sue preziose ostriche
Fiaschetta di Populonia, Ostriaria, dettaglio
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Il Lucrino fu lo scenario dello scaltro Sergio Orata (Gaius Sergius Orata; Lucrino, 140 a.C. circa – 91 a.C. ). Un vero imprenditore nei Campi Flegrei. Ingegnere, reinventò il riscaldamento ad ipocausto (gli ambienti termali dotati di suspensurae) lanciando la moda termale un pò in tutto l’impero. Poi si dedicò all’itticoltura, in particolar modo a quella delle ostriche, che, nel salmastro lago di Lucrino, trovarono un ambiente ideale e protetto dalla violenza del mare per proliferare indisturbate ed essere commerciate in maniera quasi industriale, tant’era la richiesta sempre maggiore del mercato Flegreo. Tutti i ricchi volevano le ostriche del Lucrino, e Puteoli ne era piena (sia di ricchi, sia di ostriche). L’ostriaria compare anche su alcune delle fiaschette-souvenir di Puteoli.

La luna nuova fa pieni i viscidi frutti di mare; ma non tutti i mari sono ricchi di crostacei di qualità: la peloride del Lucrino è migliore del murice di Baia, al Circeo nascono le ostriche, a Miseno i ricci di mare, i larghi pettini sono vanto della voluttuosa Taranto Orazio, Sat.II, IV, 30,34
Il lago dopo l’eruzione del 1538

Dopo il terribile evento piroclastico di mezzo millennio fa, il Lucrino, già minato nelle dimensioni dal bradisismo, si restrinse fino a diventare una piccola pozza d’acqua, comparandolo alla sua estensione del passato. Forma che attualmente ha conservato.

Incisione Settecentesca

Alcune foto d’epoca, datate dalla fine dell’ottocento a metà novecento, riescono a regalare una lettura molto più efficace dell’attuale forma del lago Lucrino, prima che l’urbanizzazione coprisse lo scenario circostante.

 


Riferimenti

  • Antonio Parascandola – Il Monte Nuovo ed il Lago Lucrino, in: Bollettino della Società dei Naturalisti in Napoli, vol. LV, 1944-1946
  • Massimo d’Antonio – Campi Flegrei
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