Il crocifisso De Cioffis in Pozzuoli

A Pozzuoli è ritornata un'antica opera d'arte, dopo 37 anni!

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Il 13 maggio 2017, dopo 37 anni, è ritornata sul Rione Terra un’antica opera medioevale che sembra provenire dal distrutto villaggio di Tripergole, si tratta del cd. Crocifisso De Cioffis.

Oggetto: Crocifisso ligneo
Denominazione comune: Santissimo Crocifisso
Ubicazione (attuale): Nella cornice della parete di fondo della cappella di San Giacomo apostolo (detta De Cioffis) al Rione Terra
Provenienza (ultima): Gallerie Nazionali di Capodimonte, I sala del II piano
Datazione: Sec. XIII-XIV
Autore: Ignoto
Stile: Arte medioevale
Materiale: Legno policromo

 

Descrizione dell’opera
Il crocifisso detto De Cioffis

L’opera, tutta in legno, è stata radicalmente restaurata sul finire del secolo scorso. La croce si compone di tre parti in quanto il braccio verticale è spezzato dal braccio orizzontale che invece si presenta in unico blocco.

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Il Cristo è monco della mano destra mentre l’altra mano, affissa sulla parte superiore del braccio della croce, presenta un chiodo nel centro del palmo.

Il capo è chino sul lato destro e gli occhi sono chiusi, segno che l’autore ha voluto raffigurare Gesù morto in croce. I lunghi capelli castani circondano il capo e, passati dietro le orecchie, scendono sulle spalle.

Manca la corona di spine.

Ben scolpiti sono i muscoli addominali e pettorali, in evidenza sono messi anche i seni con i capezzoli.

Sul lato destro del costato è raffigurata la tradizionale piaga.

Il Cristo indossa un gonnellino giallognolo che, fissato alla vite da un cingolo, arriva fin sopra le ginocchia.

Le gambe, non accavallate, sono leggermente piegate. I piedi, separati, sono fissati da un chiodo ciascuno su un supporto ligneo.

Il volto del Cristo appare sereno nonostante le evidenti tensioni a cui sono sottoposti i muscoli del corpo; i chiodi fissati nei palmi delle mani dovevano sorreggere tutto il peso del condannato e, onde evitare che la carne si squarciasse, i piedi sono fissati con dei chiodi su un supporto ligneo dove il morente poteva fare forza per sostenersi.

L’opera è datata tra la fine del sec. XIII e i primi anni del sec. XIV, stilisticamente assomiglia al crocifisso ligneo presente nel duomo della vicina Ischia, quest’ultima opera, anch’essa di autore ignoto, è datata ai primi anni del ‘400 e risente dell’influenza dell’arte catalana.

Lo stile essenziale e rigoroso, la purezza delle linee, la serenità sublime del volto del Cristo, fanno dell’opera puteolana un autentico capolavoro di raffinata bellezza.

In un documento datato 20 maggio 1820 è riportata la notizia che esistevano tre vesti per il Crocifisso ligneo, delle quali una serviva “in giro per gli ammalati“.

Dalla Cappella De Cioffis-Russo al Palazzo vescovile

L’opera fino al 1970 si conservava nella cornice di stucco posta sopra l’altare della parete di fondo della trecentesca cappella di san Giacomo apostolo (detta De Cioffis) al Rione Terra di Pozzuoli. A seguito del forzato allontanamento della popolazione dall’antico rione, avvenuto il 2 marzo 1970, l’allora amministratore apostolico, monsignor Salvatore Sorrentino, onde evitare che l’opera venisse trafugata, decise di spostarla, insieme ad altre opere della rocca, nell’adiacente palazzo vescovile dove lui risiedeva.

Con il forzato allontanamento del vescovo dalla sua storica residenza si decise di mettere in salvo l’antico Crocifisso.

Dal Palazzo vescovile all’esposizione a Capodimonte

Per sottrarlo ai tentativi di furto l’opera, alle ore 8,30 di giovedì 11 dicembre 1980, su ordine del sopraintendente Raffaello Causa e con l’assistenza del commendatore Alfredo Marzano, posta sul portabagagli di un abitacolo di color bianco (come si evince da una foto scattata dal fu don Raffaele Russo), fu trasferito a Napoli nei depositi del Museo Nazionale di San Martino. All’operazione erano presenti i professori Raffaele Giamminelli e don Angelo D’Ambrosio.

Dopo un accurato restauro l’opera fu esposta nelle Gallerie Nazionali di Capodimonte a Napoli dove faceva bella mostra di sé.

Da Capodimonte alla ex cappella De Cioffis-Russo
L’opera rimessa nella cappella detta De Cioffis (13 maggio 2017, ph. Adele Delicato)

Il giorno sabato 13 maggio 2017, alle ore 12, l’opera è stata ufficialmente restituita alla collocazione originaria: nella cornice di stucco della parete di fondo della oramai ex cappella De Cioffis-Russo al Rione Terra di Pozzuoli da dove si può ammirare attraverso una porta di vetro, condizioni luminose permettendo.

Leggenda

Secondo un popolare racconto l’opera faceva parte dell’arredo artistico della chiesa di Santo Spirito dell’ospedale di Tripergole. Distrutto il sacro edificio a causa del maremoto che seguì gli eventi sismici e vulcanici che portarono alla formazione di Monte Nuovo, tra il 29 settembre e il 6 ottobre del 1538, l’opera sarebbe stata rapita dal mare.

Essendo di legno galleggiò e i marosi la trasportarono fino alle coste puteolane. Il popolo interpretò ciò come un segno che manifestasse la volontà divina di custodire l’opera all’interno della mura della città, così il crocifisso fu portato al rione Terra dove, se pur cambiando collocazione, rimase ininterrottamente fino al 1980.

 

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Gennaro Lubrano
Gennaro Lubrano
Laureato in Scienze della formazione primaria. Da sempre appassionato di storia, archeologia e arte dei Campi Flegrei. E' stato allievo del Prof. Raffaele Giamminelli e del Prof. Don Angelo D’Ambrosio. Socio del GAN, giornalista e attivista.

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