La Guerra Finta di Pozzuoli

Nel 1847, alla vigilia dei moti dell'Unità d'Italia, Ferdinando II di Borbone, penultimo Re di Napoli, ed il suo generale Carlo Filangieri avviarono un'esercitazione militare con 20.000 soldati nel cuore dei Campi Flegrei.

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Nel 1847 Ferdinando II di Borbone, penultimo Re di Napoli, avviò un’esercitazione militare con 20.000 soldati nel cuore dei Campi Flegrei. La Fazione del Re e del fratello Luigi di Borbone “Conte D’Aquila”, aveva il compito di prendere d’assedio la città di Pozzuoli tramite un’assalto dal mare, mentre la fazione opposta, guidata dal Generale dell’Esercito Borbonico Carlo Filangieri, Principe di Satriano (Figlio di Gaetano), avrebbe dovuto difendere la città dall’assedio.

Nicola Palizzi (Vasto, il 20 febbraio 1820 - Napoli, il 26 settembre 1870)
“Manovre militari al poligono di Bagnoli dirette da Ferdinando II”, 1854
Olio su tela, cm 104x182
Reggia di Caserta.
Manovre militari al poligono di Bagnoli dirette da Ferdinando II (1854) – Nicola Palizzi

Ferdinando II di Borbone

Questo curioso episodio è raccontato dallo storico Raffaele de Cesare ne “La Fine di un Regno”, una delle cronache più importanti sulla fine del Regno delle Due Sicilie, edito nel 1895

De Cesare descrive così Ferdinando II di Borbone:

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Il Re più che vere virtù militari ebbe, contrariamente al padre e all’avo, pronunziate tendenze soldatesche, fin dalla prima gioventù. Si racconta che l’avo, volgarissimo spirito, privo di ogni senso di dignità umana, dicesse un giorno al nipote giovinetto, occupato a studiare alcune modificazioni da introdursi nelle divise dei soldati: “Vestili come vuoi, fuggiranno sempre„. Ancora si ricordano in Napoli alcuni versi in dialetto, nei quali Ferdinando I risponde a taluni, che gli consigliavano di affidarsi agli alleati: “Tu che malora dici? fujono chiù de me…. Ferdinando II, invece che indossava tutti i giorni l’uniforme, piaceva assistere a riviste, andar nei quartieri e parlare con ufficiali e soldati, familiarmente in dialetto, e chiamandoli per nome. Ogni anno a Sessa si formava il campo e si eseguivano evoluzioni tattiche a tema dato, alle quali il Re non mancava mai, anzi era egli che comandava uno dei partiti manovranti. Ogni giorno, a Napoli, una brigata per turno andava a far gli esercizi al campo di Marte; e una volta la settimana, tutta la guarnigione. Ferdinando II teneva a mostrare le sue milizie a quanti cospicui personaggi andavano in Napoli.Raffaele De Cesare - La Fine di un Regno (1895)

La mobilitazione

Lo “scontro” sarebbe avvenuto tra due fazioni da circa 10.000 uomini ciascuna. La fazione del Re avrebbe aggredito la città dal mare, e la fazione del Generale Filangieri sarebbe rimasta a terra per la difesa della costa. Ferdinando tentò lo sbarco a Bagnoli, ma trovò la costa già prontamente difesa fino alla città di Pozzuoli. Allora il Re, fingendo uno sbarco a Baia, virò invece sulla costa di Lucrino per sbarcare all’altezza del Montenuovo e proseguire lungo la Ripa Puteolana, mentre il fratello sarebbe disceso dalla parte alta al fine di cingere la città dalle due vie principali.

Filangieri, da buon generale quale era, aveva già attentamente previsto le fin troppo semplici mosse del Re, e, fingendo una ritirata fino al centro storico di Pozzuoli (il De Cesare indica il Palazzo Pollis – Pollio), li cinse con truppe nascoste nei pressi del Tempio di Serapide e sulla collina di San Francesco, facendoli “prigionieri” e costringendoli alla resa.

Il principe Carlo Filangieri in gran tenuta da tenente generale (1854) stampa
Il principe Carlo Filangieri in gran tenuta da tenente generale (1854) stampa
Nel 1847 venne a lui in mente di fare un simulacro di guerra per istruzione delle sue truppe e scelse Pozzuoli per campo di battaglia. Il piano era di prendere d’assedio la città, per marciare poi sopra Napoli. Presero parte alla fazione campale ventimila soldati circa, di cui una metà fu disposta lungo la linea da Napoli a Pozzuoli, e l’altra metà imbarcata sovra battelli a vapore. L’armata di terra era comandata dal generale Filangieri, quella di mare dal Re e dal fratello il conte d’Aquila.

Cominciato l’attacco, Ferdinando II tentò di sbarcare a Bagnoli; ma accortosi delle forze nemiche colà appiattate, prese a cannoneggiarle per tutto il littorale, mentre faceva dirigere i piroscafi verso Pozzuoli. Il colpo riuscì vano, perchè Filangieri, in previsione di tale movimento, avea fortificato di artiglierie le alture da Montedolce a Pozzuoli ed impedì lo sbarco.

Allora il Re, fingendo di voler concentrare a Baja il suo corpo d’armata, scese a terra con le truppe, a piè di Montenuovo. Però, invece di muovere per Baja, prese la via littoranea per Pozzuoli, come il conte d’Aquila prese quella della collina superiore denominata Luciano, col disegno di stringere Pozzuoli da ambo i lati. Il generale Filangieri, avvedutosi a tempo della diversione delle truppe regie e dell’imminente pericolo di un assalto alla città, con una strategia bene immaginata, comandò alle sue truppe di retrocedere davanti al nemico con finto fuoco di ritirata, e dopo di aver fatto inoltrare il Re e la sua soldatesca, già sicuri della vittoria, fino all’abitato verso il palazzo Pollis, fu loro addosso con la truppa nascosta nei pressi del tempio di Serapide e sulla collina di San Francesco li circondò d’ogni parte e li fece tutti prigionieri. La sconfitta del Re formò per molti giorni oggetto di commenti.Raffaele De Cesare - La Fine di un Regno (1895)

La “fine dei giochi” sul Largo Malva

Il Re fu sconfitto, e la giornata terminò con una piccola parata e fanfare militari nel largo della Malva, oggi Piazza a Mare, nei pressi del porto di Pozzuoli. Al contrario di quanto scrive il De Cesare, al giorno d’oggi questo avvenimento pare perso completamente nella memoria storica dei luoghi.

Sull’imbrunire Ferdinando II, circondato dal suo Stato maggiore, fece riunire tutte le fanfare in piazza della Malva, quella stessa ora ridotta a giardino pubblico ed ivi, al tocco dell’Ave Maria, soprendosi il capo, ordinò che al suono delle musiche, tutte le truppe rendessero in ginocchio ringraziamento a Dio della giornata trascorsa. In tal modo finì la così detta Guerra finta, di cui rimane viva la memoria a Pozzuoli.Raffaele De Cesare - La Fine di un Regno (1895)
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