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La Villa di Servilio Vatia a Torregaveta

La villa marittima, di età repubblicana, secondo fonti storiche era di notevole estensione e possedeva addirittura delle peschiere personali per la coltura e approvigionamento del pesce fresco, nonchè spettacolari grotte ninfeo.

Lo sperone di Villa Vatia

Su uno sperone tufaceo di Torregaveta, località del comune di Bacoli,  sono localizzati i resti della sontuosa villa repubblicana del console romano Publio Servilio Vatia Isaurico, meglio conosciuto come Servilio Vatia.

Oh, Vatia, solo tu sai vivere!<span class="su-quote-cite">Detto romano</span>
Lo sperone di Villa Vatia (Mapio)

Il detto era ben giustificato dallo stile di vita del ricco console e dall’estensione della villa, ma anche dal suo ritiro definitivo alla vita contemplativa da quella attiva e movimentata presso il senato di Roma. Seneca difatti scriveva «non mi sembra sbagliata la scelta di Vatia di questo sito, nel quale trascorrere il suo tranquillo otium senile» Epistole 55, 6-7

La villa marittima

La villa marittima, secondo fonti storiche, era di notevole estensione e possedeva addirittura delle peschiere personali per la coltura e approvigionamento del pesce fresco, nonchè spettacolari grotte ninfeo. I capricci gastronomici dei ricchi romani sono ben noti, e i prodotti ittici Flegrei, in particolare molluschi e ostriche, erano prodotti rinomatissimi sulle tavole di personaggi come Vatia, che li consumavano probabilmente fin troppo spesso. Ricordiamo a proposito gli ostriaria del lago Lucrino, che sono raffigurati anche su una delle fiaschette puteolane

La planimetria del costone tufaceo di Torregaveta (da La forma della città e del Territorio)

Oggi rimane ben poco dei fasti della villa: due grossi ambienti coperti da volta a botte con struttura in opera reticolata e rivestimento in opus signinum che fungevano da riserva idrica per la villa e sparute tracce del piano principale della villa, disarticolate e sparse lungo il costone. E’ ancora visibile, inoltre, un canale voltato, sempre in reticolato rivestito di cocciopesto. 

L’antro di Cerbero

La funzione di tale canale non è tutt’oggi chiara, ma probabilmente da ricercarsi nel collegamento con il lago Fusaro, o semplicemente con un collegamento diretto tra la villa e le peschiere o i Ninfei. La grotte d’ingresso fu chiamata fantasiosamente “Antro di Cerbero” . Tale grotta è stata abilmente illustrata da Giacinto Gigante.

Qui in dettaglio un articolo sull’Antro di Cerbero a cura di NapoliUnderground http://www.napoliunderground.org/index.php/it/napoli/36-l-antro-di-cerbero-ovvero-la-foce-vecchia-del-fusaro

Disegno di Giacinto Gigante, intitolato la foce romana del Fusaro
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