2 giugno 1946: Pozzuoli sceglie la monarchia

Solo il 39,62% dei puteolani vota per la repubblica. La DC è il partito che prende più voti.

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Pozzuoli negli anni 1943 – ’45

Dopo l’annunzio dell’armistizio tra l’Italia e gli angloamericani (8 settembre 1946), come nel resto del paese, anche a Pozzuoli ci fu il caos e piombò il terrore della vendetta nazista. Civili e soldati italiani di stanza a Pozzuoli, per il timore delle rappresaglie tedesche, lasciarono, terrorizzati, la costa e si rifugiarono sulle colline di Monterusciello, Gauro, Monte Russo, Cigliano e Solfatara; chi era rimasto in città, invece, cercò di organizzare la resistenza, venendo poi scoperto dai tedeschi.

Gli Alleati a Lucrino

Nel pomeriggio del 2 ottobre 1943, dopo essere entrati nella Napoli libera, le truppe degli alleati si stanziarono a Pozzuoli occupando diversi edifici. Le truppe straniere in città si comportarono non da liberatori ma da veri e propri conquistatori, il loro atteggiamento fu quello dei vincitori rispetto ai vinti. Il popolo puteolano subì tutto ciò con grande forza d’animo.

Alla sopportazione degli invasori si aggiunsero le incursioni aeree e la mancanza dei generi di prima necessità, il popolo puteolano fu messo in ginocchio. Il vescovo Alfonso Castaldo (1934 – 1966), con gli aiuti che gli vennero dal Vaticano e dal AMGOT (Governo militare alleato per i territori occupati), cercò di alleviare i disagi delle famiglie più povere.

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Caduto l’ultimo podestà, nel novembre del 1943, fu nominato, nel maggio del 1944, il primo sindaco di Pozzuoli postfascista, l’avvocato Raimondo Annecchino, uomo di profonda cultura.

In questo contesto vennero aperte le sedi dei primi partiti e dei primi sindacati.

Verso le votazioni

Il 12 marzo 1946 il Consiglio dei Ministri decise la data del referendum istituzionale e dell’elezione dei membri dell’Assemblea Costituente: 2 giugno 1946. Per la prima volta si decise di far votare anche le donne.

Scheda referendaria

A Pozzuoli la campagna elettorale fu abbastanza vivace ma non si ebbero incidenti. Le votazioni si svolsero la domenica del 2 giugno 1946 e il lunedì 3 giugno fino alle ore 12. Per il quesito referendario bastava apporre un segno o nel riquadro accanto al simbolo dell’Italia repubblicana o nel riquadro accanto al simbolo dell’Italia monarchica.

La Domenica del 2 giugno ci fu bel tempo su tutta Pozzuoli, dal mattino presto la popolazione accorse per esprimere il proprio voto, in un clima di comprensibile tensione.

 

Il 55,66% dei puteolani sceglie la monarchia

I puteolani aventi diritto al voto erano 19516 ma votarono soltanto 17217 (l’88,22% degli aventi diritto). Tra questi: 9583 diedero il loro suffragio alla monarchia e 6821 alla repubblica. I voti nulli furono 813 e le schede bianche 537.

Per l’elezione dell’Assemblea costituente le preferenze andarono ai partiti in lizza nel modo che segue:

  • Democrazia Cristiana voti 5440
    Anche le donne votano
  • Partito Repubblicano Italiano voti 2985
  • Partito Comunista Italiano voti 1517
  • Unione Democratica Nazionale voti 1322
  • Fronte dell’Uomo Qualunque voti 1068
  • Partito Socialista di Unità Proletaria voti 504
  • Blocco Nazionale della Libertà voti 388
  • Partito Patriottico Monarchico Rinnovatore voti 264
  • Partito d’Azione voti 222
  • Concentrazione Democratica Repubblicana voti 77
  • Indipendenti voti 39
  • altre liste voti 552.

I voti nulli furono 2839 e le schede bianche 558.

I monarchici di Pozzuoli e i sostenitori di Casa Savoia appresero con malcelata indifferenza il risultato del referendum che si espresse in favore della repubblica. Nella vicina Napoli, invece, l’11 giugno 1946, quattromila monarchici scatenarono dei tumulti durante i quali perirono sei persone e cinquanta rimasero ferite.

Tanti furono i dubbi sulla regolarità dello sfoglio elettorale, ancora oggi alcune cifre non tornano.

 

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Gennaro Lubrano
Gennaro Lubrano
Laureato in Scienze della formazione primaria. Da sempre appassionato di storia, archeologia e arte dei Campi Flegrei. E' stato allievo del Prof. Raffaele Giamminelli e del Prof. Don Angelo D’Ambrosio. Socio del GAN, giornalista e attivista.

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